E' una stagione fortunata quella che vivono i nonni. Statistiche e sondaggi li fanno più affidabili di altre figure. Più rassicuranti di geni­tori ansiosi, divisi tra lo stress del lavoro e le corse al supermercato. Più tolleranti di altri adulti sempre pronti a giudicare. Più disponibili all'ascolto di tanti commensali sordi e muti. C'è come una sorta di complicità tutta umana che, saltando la generazione di mezzo, unisce chi sa (e forse non può) e chi non ancora sa (e ben più potrebbe).
La famiglia patriarcale sonnecchia nel subconscio collettivo. Dalle nostre parti non è tramontata del tutto, come modello inferiore s'in­tende. In questo sonno-sogno si incontrano tradizione e nostalgia.
I ricordi di Franco Urbano confermano che l'esser nonno è una categoria dello spirito, l'età anagrafica importa poco. Lui stesso, ora che è nonno e non di un sol nipote, vive quest'esperienza senza aver smessa quella di padre e di marito.
Va da sé che nonno e nipote siano al centro e il centro dell'attenzione reciproca. Franco lo riscopre nella sua memoria, lo sperimenta oggi con orgo­glio e soddisfazione. E sa di avere nel nonno Vincenzo un esempio dolce e mite da imitare.

Franco Urbano, Mio nonno

pagine 24

Centro Studi Sorani "V. Patriarca", Sora 2002    Euro 3.00